Fino al 1749 Pisa ha avuto un suo calendario, per il quale l’anno iniziava ben nove mesi in anticipo rispetto a quello gregoriano. Il Capodanno Pisano cade il 25 marzo, giorno dell’Annunciazione della Vergine Maria. Questa originale misurazione del tempo è uno dei simboli dell’identità pisana e continua ancora oggi ad essere celebrata con grande partecipazione e festeggiamenti.
Il calendario ha una storia lunga quanto il mondo e che ha a che fare con la necessità intrinsecamente umana di misurare il tempo e trovare un ordine nell’universo.
Per gli antichi romani l’inizio dell’anno corrispondeva inizialmente con le idi di Marzo e cioè il 15 del mese, nella notte di luna piena. Fu Giulio Cesare che nel 46 a.C. fissò il Capodanno al primo gennaio, stabilendo anche la suddivisione in 365 giorni e l’anno bisestile. Praticamente il nostro calendario gregoriano, in uso dal 1582, riprende quello giuliano apportando solo alcune piccole correzioni.
Passiamo ora al Medioevo. In quest’epoca – l’unità nazionale era ancora lontana a venire – le città italiane erano strutturate in liberi Comuni che, in quanto tali, potevano decidere in piena autonomia quale moneta adottare e quali le unità di misura valide per commerciare entro i propri confini. La stessa libertà era ammessa per la misurazione del tempo, e così le città avevano anche un proprio calendario.
Pisa non è da meno e, perlomeno dal X secolo (il primo documento che attesta una data in stile pisano è del 983), l’anno comincia ufficialmente il 25 marzo. Cosa rappresenta questa data? Anche chi non è esperto di ricorrenze religiose può arrivarci facendo un semplice calcolo: basterà sottrarre alla data della nascita di Cristo nove mesi, quelli della gestazione, ed ecco che si otterrà il giorno del concepimento, quello in cui l’Arcangelo Gabriele annunciò a Maria l’incarnazione di Dio in Cristo.
I pisani decidono quindi di prendere come riferimento la data dell’Annunciazione piuttosto che quella della circoncisione di Gesù, e questa forse è un’ulteriore maniera di omaggiare la Vergine, alla quale è dedicata anche la stessa cattedrale.
Lo stile pisano (abbreviato s.p. nei documenti del tempo), è dunque uno stile ab incarnazione, proprio come quello adottato da altre due città toscane come Siena e Firenze, solo con una sostanziale differenza, che queste lo fanno con un anno di ritardo. In soldoni, il 25 marzo 2019 (stile gregoriano) Pisa entra nel 2020, mentre Firenze e Siena, che fino al giorno prima erano nel 2018, entrano solo allora nel 2019.
Il Calendario Pisano, insieme a quello fiorentino e a quello senese, fu abolito nel 1749 per decreto del granduca Francesco I, col quale ordinava che in tutta la Toscana il nuovo anno cominciasse il primo di gennaio.
Caduta in disuso per largo tempo, la tradizione è stata recentemente rispolverata, così oggi il Capodanno Pisano è il protagonista di una serie di eventi, manifestazioni e convegni che fanno da cornice ai festeggiamenti della vigilia e del 25. Questo giorno, in particolare, le celebrazioni partono con una processione in costume che da piazza dei Cavalieri sfila fino a piazza dei Miracoli per arrivare in cattedrale, dove si svolge la cerimonia liturgica. Il momento più atteso è senz’altro quello finale, quando a Mezzogiorno in punto (oggi in realtà l’orario è sfasato di qualche minuto) un raggio di sole va a illuminare una mensolina posta sul pilastro accanto al pulpito di Giovanni Pisano, segnando così l’ingresso nel nuovo anno.
Il Capodanno Pisano può essere un momento interessante per visitare Pisa e conoscere la sua storia e le sue tradizioni. Se decidi di partecipare alle celebrazioni del 25, ecco qualche dritta: segui la processione fino in cattedrale e poi andarti a posizionare all’intersezione tra la navata centrale e il transetto destro: è da questo punto che si vede meglio il fenomeno del raggio di luce, un perfetto esempio di orologio solare di cui la cattedrale è ricca.
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